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Da “ ARTE…..   IMMAGINAZIONE   O   IMMAGINARIO “

 

Sette opere in sequenza: a forma di racconto. Narrazione visiva che è psicologica, emotiva, analogica alla sua impossibilità - e rifiuto esplicito per il linguaggio scelto -  di riprodurre il reale, l’aspetto naturale e contemporaneamente l’impossibilità di usare la parola. Racconto, dunque per l’occhio e solo per l’occhio, che media sia selezionando l’immagine, particolari e cromie, sia traducendole in passioni ed emozioni.

Per l’artista è necessario quindi mantenere una tensione creativa formale e linguistica coerente, in un certo senso costante, poiché  non è un racconto iconografico – come potrebbe essere la sequenza della tradizionale storia sacra “ Vita di Cristo “ o mitologica “ Gli amori degli dei “. Anzi l’iconografia stessa deve essere qui inventata.

La parola ridotta al minimo, a titolo, che guidi, a mo di segnale, il percorso espositivo e visivo. Parola che mantiene così – e forse accentua – la sua carica evocativa. Eppure guardando un quadro dopo l’altro si avverte il ritmo di un racconto, il formarsi ed il crescere di una storia con una dimensione cronologica precisa di inizio e di epilogo.

L’immaginario si trasforma così in immagini, che tuttavia non essendo realistiche, in alcun modo, accentuano il loro valore di invenzione fantastica, di macchie che “suggeriscono” e “dicono” un modo di essere e di esistere.

Il tema è quello che ancora ci fa rabbrividire, che abbiamo toccato con mano, vissuto fisicamente, con l’alluvione dell’autunno 2014 provocata dallo straripamento del torrente Baganza, ma è anche il riaffiorare di ricordi dell’infanzia - almeno della mia - della terribile piena del Po del 1951 - , ma qui, in queste tele, assurge ad un valore universale, viene staccata dalla contingenza di un evento specifico, di una data, e diventa il rinnovarsi del Diluvio Universale, anche se coinvolge un microcosmo, un solo luogo che però è quello dove stiamo noi che assistiamo all’arrivo della “Pioggia e tempesta” che gonfiano il cielo, si costituiscono a brandelli, in una violenza crescente, fino a diventare fenomeni  evidentemente incombenti, minacciosi ed eccezionali al punto da provocare “ Allerta”. E alla natura, al cielo traforato dalle grande nubi scure si sostituisce l’animo di chi lo guarda sbigottito e timoroso; quindi il raccogliersi tumultuante della “Piena”, che ribolle come se  sorgesse dal profondo e la inevitabile “ Alluvione “, dove le acque torbide si mescolano agli acidi colori del terreno inquinato da petrolio e prodotti chimici.

Inevitabile il 2 Dolore “ come una opprimente macchia scura informe, su più strati, con margini di incerta ed informe speranza. La risposta è la accesa “ Fatica “ del riprendersi, il ritrovarsi ed il rasserenarsi della “ Solidarietà “ che contrasta il fango, fino alla variopinta “Normalità”.

Marzio Dall’Acqua