La
storia dell’uomo è iniziata con un atto di follia, è
stata la follia che l’ha spinto nella ricerca della
sapienza, della conoscenza. Erasmo satiricamente pone
la follia a capo di tutto ciò che ha mosso l’uomo nel
corso della sua storia, nella sua continua ricerca di
quello che lo poteva rendere unico, grande, in lotta
continua per superare
i suoi limiti. Un dialogo che la follia tiene in prima
persona ed
accompagna la storia dell’uomo con i suoi desideri.
In Erasmo, la
vanagloria produce le arti e forse è proprio così;
ieri, oltre alla bellezza e la gloria, l’arte doveva
rappresentare, raccontare, storicizzare, incarnarsi
nella vita sociale, dopo l’invenzione della macchina
fotografica, essa si ritrovata inutile per la storia e
la società, all’ora si è rivolta a se stessa si è interiorizzata.
Oggi l’arte vuole rappresentare l’artista con tutti i
suoi sogni e sentimenti, vuole essere un atto d’amore,
una confessione di intimi segreti, di emozioni , vuole interagire
con chi la
guarda e lo vuole fare sul piano del colore, della
struttura, della forma; vuole parlare sul piano dei
sentimenti e del dato interiore. Forse oggi è folle il
pretendere, da parte dell’autore, che chi guarda il
suo lavoro, riesca a capire come è felice il blu di
rendere bello e vitale un giallo arancio scaldandolo;
oggi è pazzia pretendere che la gente capisca il
perché gli possa piacere o non piacere un
colore: capire perché in una assenza è presente un
sentire, una presenza, l’autore. Con
il superamento dell’oggetto nella rappresentazione
pittorica, l’arte vuole sempre di più parlare di se
stessa come spazio, colore e struttura, vuole essere
autonoma per
interagire sul piano dei sentimenti. E’ pura follia
oggi, sperare che la gente trovi il tempo di meditare
su come il rosso venendo affiancato dal blu diventi
più vitale scaldandosi, oggi il mondo va troppo in
fretta ,ed è
forse follia pretendere che rallenti, per meditare una
superficie dipinta.